La crisi economica che da diversi anni ha colpito il nostro paese, ha ormai definito delle nuove regole di equilibrio finanziario nelle quali il sistema degli enti locali è chiamato a reinterpretare il proprio ruolo se intende continuare a svolgere la funzione di volano dello sviluppo socio-economico delle rispettive comunità.
Nel contempo il definitivo affermarsi dei principi dell’economia globale, della sostenibilità ambientale e lo sviluppo inarrestabile della digitalizzazione hanno ulteriormente rafforzato il gap tra i paesi che hanno intrapreso con convinzione nuovi percorsi di ammodernamento e quelli che invece indugiano sul restare ancorati a modelli organizzativi e di business ormai inadeguati ai nuovi scenari.
Spesso però sembra che questi fenomeni siano lontani dalla nostra quotidianità, dalle nostre singole responsabilità lavorative e rappresentino un livello decisionale che non ci appartiene e che si gioca in altre sfere e luoghi. Proviamo invece ad esplorare i possibili impatti e benefici derivanti da un diverso atteggiamento di ciascun ente locale che si ponga l’obiettivo di dare risposte concrete alla incessante ed anzi crescente richiesta di nuovi servizi da parte di cittadini ed imprese nonostante (anzi direi proprio a causa) dei grandi cambiamenti in atto.
La Provincia di Brescia ad esempio ha provato in questi ultimi tre anni a ricercare un nuovo modello di governance del territorio cercando di trasformare il rischio della chiusura delle Province in una nuova opportunità di cambiamento e di crescita per la propria comunità. Innanzitutto l’ente ha investito sul ruolo di servizio ed assistenza ai piccoli comuni, all’insegna dell’approccio ‘Provincia, casa dei Comuni’ ed in coerenza ovviamente con la strategia amministrativa dettata dalla Legge Delrio.
Ci si potrà domandare perché porre l’attenzione ai piccoli comuni in un momento storico in cui l’economia globale sembra porre enfasi allo sviluppo delle mega aree metropolitane. Ma in fondo il sistema economico del nostro paese è fortemente connesso ai territori dei piccoli comuni. Ad esempio a Brescia la popolazione provinciale è di quasi 1,3 milioni di abitanti e meno di 200.000 risiedono nella città capoluogo, gli altri 900.000 risiedono negli altri 204 comuni il cui 70% è sotto 5.000 abitanti. Ed in questi piccoli comuni risiedono le oltre 100.000 imprese che fanno di Brescia la prima provincia industriale di Europa, sia per valore aggiunto (oltre 10 miliardi euro) sia per numero di occupati (oltre 160.000).
Ma cosa fare in concreto ? Innanzitutto è stato incontrato il territorio per capire quali bisogni manifestavano i Sindaci e da subito è emersa la necessità di supportare i comuni nella riqualificazione degli impianti di illuminazione pubblica, nella gestione delle biblioteche e più in generale nella gestione delle gare.
Cosi la Provincia ha predisposto delle convenzioni (ex art 30 del TUEL) per proposte di gestioni associate da essa coordinate. Contestualmente è stata rivista la struttura organizzativa dell’ente per rafforzare la progettazione e gestione dei servizi ai Comuni, la funzione di Centrale Unica di Committenza, la rete bibliotecaria ed il CIT (Centro Innovazione e Tecnologie) che già vedeva l’adesione di oltre 190 comuni. Poi in Consiglio Provinciale è stata approvata l’ Agenda Digitale Locale in cui è stata recepita a livello politico la priorità di programmare lo sviluppo dell’azione dell’ente nei vari ambiti (viabilità, trasporto, turismo, cultura, ambiente etc) mediante una forte integrazione delle competenze di comparto con le nuove infrastrutture e servizi digitali. Si tratta evidentemente di un documento programmatico coerente con l’ Agenda Digitale Europea, Nazionale e Regionale a cui però sono seguite diverse azioni concrete di implementazione locale. Vediamone alcune.
È stata predisposta dalla Provincia una singola gara aggregata per 21 comuni per attuare un intervento di riqualificazione ed efficentamento energetico degli impianti comunali di illuminazione pubblica e per la successiva gestione in 15 anni. Si tratta di una concessione in project financing relativa a oltre 23.000 punti luce per una base di gara di circa 43 milioni di euro che produrrà importanti risparmi energetici (circa 60% dell’attuale consumo), riduzione degli attuali canoni, e importanti riduzioni di emissioni della Co2 nei nostri territori. Tutti risultati che difficilmente sarebbero perseguibili dal singolo piccolo comune per mancanza di competenze tecniche progettuali e adeguate risorse finanziarie.
È in corso di completamento la realizzazione di un progetto aggregato Smart City approvato in 28 comuni (a cui però hanno già manifestato interesse altri 31 comuni) per lo sviluppo di una infrastruttura digitale abilitante per i servizi IoT (Internet of Things) e Wifi con il coinvestimento del privato. Si tratta di coprire tutti i territori comunali in tecnologia wireless e narrow band per una concessione di 7 anni del valore di circa 3,5 milioni di euro. Anche in questi piccoli comuni sarà dunque possibile sviluppare nuove soluzioni di smart parking, di monitoraggio ambientale, nuove modalità di servizi di assistenza agli anziani o di gestione dei vigneti o della rete idrica. Insomma tutte applicazioni che miglioreranno la qualità della vita dei cittadini e la competitività delle imprese di quei territori e che oggi sono economicamente sostenibili solo nelle grosse aree urbanizzate. Senza una azione di sistema nei piccoli comuni si rischia infatti di accusare un nuovo divario digitale in questi territori, ove, come si diceva prima, risiede in realtà l’anima del nostro sistema imprenditoriale e una bella fetta della popolazione del paese.
È prossima la pubblicazione di una gara aggregata per la fornitura della energia elettrica per gli edifici del Comune di Brescia, della Provincia di Brescia, della Comunità Montana della Valle Sabbia (25 comuni) ed altri 15 piccoli comuni per un ammontare di quasi 60 milioni di Kwh e per una base d’asta di circa 6 milioni di euro. In questa gara il territorio si impegnerà ad acquistare una rilevante percentuale di energia verde e costruirà un sistema informativo ed informatizzato dei consumi al fine di promuovere ulteriori azioni congiunte di efficentamento energetico. L’obiettivo è dunque anche di costruire un modello territoriale condiviso di energy management che finora solo le grosse realtà sono state in grado di permettersi.
Il percorso intrapreso è evidentemente ricco di ostacoli, errori e possibili miglioramenti ma credo si possa affermare che solo attraverso questo approccio a rete è possibile sostenere lo sviluppo di soluzioni e servizi innovativi che diversamente non si realizzerebbero facilmente in questi territori con il rischio di accentuare il (digital) divide di queste aree, ridurre il PIL di questa provincia e quindi, alla lunga, compromettere la qualità della vita delle famiglie e la competitività delle imprese.
Occorre dunque rafforzare l’impegno della PA locale nei modelli di cooperazione a rete con anche le altre istituzioni ed i partner privati. Ma senza dubbio occorre investire nella cultura dell’innovazione e nella digitalizzazione (intesa come trasformazione dei processi di business e di erogazione dei servizi pubblici e non più come semplice informatizzazione delle procedure di ufficio) altrimenti non si riuscirà a dare un diverso valore alle poche risorse disponibili.
In conclusione i nuovi modelli di governance devono ricercare percorsi di aggregazione della spesa, economie di scala e innovazione nella progettazione dei servizi. Solo attraverso questo approccio smart possiamo pensare di determinare un vero impatto sui nostri territori in tema di sostenibilità ambientale. Solo in questo modo possiamo aumentare la dimensione e la qualità dei nostri progetti per ambire anche al reperimento di nuove risorse nei fondi europei che non a caso cofinanziano ormai solo proposte innovative sui suddetti temi in quanto strategici per la crescita dei paesi europei nell’arena delle sfide economiche globali.